Un’offerta che si può rifiutare(anzi si deve)


Un’offerta che si può rifiutare
(anzi si deve)

Luca Zaia da Conegliano Veneto
e il grande "affare" dei vaccini

Quando, al termine di tre pagatissimi ed insopportabilmente noiosi anni trascorsi a Parigi in una istituzione perfettamente inutile come l’OCSE, parcheggiai per la prima volta in una piazza di Trastevere la straniera e lussuosa auto che avevo potuto comprare a prezzo di favore, ero naturalmente  del tutto consapevole che la targa francese “corps diplomatique” avrebbe dato un po’ troppo nell’occhio. Provvidi perciò a sistemarla vicino a casa mia, in un garage di Vicolo del Piede, da cui la tiravo fuori solo per le grandi occasioni.

Arrivarci però, a quel garage, percorrendo Vicolo della Pelliccia, Piazza de Renzi, e, contromano, Vicolo della Renella, non era una cosa tanto facile; e praticamente impossibile il venerdì e il sabato sera, quando si calcola che, in tempi normali, la zona di Roma che gravita su Trastevere passi dai suoi 70.000  residenti ad una popolazione di circa  700.000 sfaccendati in cerca di movida. E fu così che un sabato mattina,  essendo stato  costretto la sera precedente ad abbandonarla sul Lungotevere, trovai che alla mia auto mancava la ruota di scorta e fui costretto a chiedere al gommista del quartiere che me procurasse una di ricambio.

La prima parte della sua risposta non mi sorprese più che tanto.  Era una macchina straniera – mi disse – e pneumatici di quel tipo non erano in vendita in Italia. Tuttavia – e qui sua risposta cominciò a stimolare la mia curiosità e la mia immaginazione – se fossi stato disponibile ad accettare una ruota di scorta già usata,  lui era in grado di procurarmi una gomma tale e quale a quelle montate sulla mia macchina.  Cosicché, non fu necessario essere particolarmente intelligenti e sospettosi per concludere – come conclusi – che stava cercando di vendermi proprio la gomma che mi era stata rubata,  la mia ex-ruota di scorta.

Non vorrei essere frainteso. Non pensai che egli unisse il mestiere di ladro alla sua attività di gommista;  stava solo cercando di aiutarmi come poteva. Con i mezzi di cui disponeva, essendo egli un abitante di quella piccola e meravigliosa comunità umana che è la vecchia Trastevere,  dove tutti sanno tutto di tutti, e di come ognuno unisce il pranzo con la cena. Insomma, sapeva a chi chiedere per recuperare, contro un piccolo riscatto, la mia ruota di scorta; che altrimenti sarebbe probabilmente rimasta invenduta.

Fraternamente, da trasteverino de souche a trasteverino d’adozione, ma di lunghissima data, mi stava così offrendo una soluzione rapida e semplice; che per un momento fui tentato di accettare. Ma subito ci ripensai, e dissi di no. Mi sarei fatto mandare una nuova ruota di scorta da Parigi, dal concessionario che mi aveva venduto l’auto.  Fu una scelta saggia:  perché dal momento del mio rifiuto tutta Trastevere,  e più precisamente tutti i trasteverini interessati al commercio di auto usate e dei loro pezzi di ricambio, seppero che quella strana automobile e le sue componenti non presentavano nessun interesse commerciale.  Ed io conquistai il diritto a parcheggiarla, la mia auto, non solo nel mio garage di Vicolo del Piede, ma dovunque volevo nel triangolo tra Regina Coeli, Porta Portese e il cosiddetto “Ponte Inglese”, senza il timore che me ne smontassero un pezzo.

Non pensavo più a questo  istruttivo episodio ormai da molti anni.  E me ne sarei  forse definitivamente dimenticato se a rinfrescarmene la memoria non fosse stato, qualche giorno fa, tal Luca Zaia da Conegliano Veneto, noto per essere il presidente della Regione Veneto.  E a farmi nuovamente riflettere sull’insegnamento che ne avevo tratto. Un insegnamento valido in tutto il mondo; perché – come si sa – tutto il mondo è paese.

Ora, Luca Zaia sarà pure un grande esperto in materia di fecondazione dei bovini e un politico fermamente impegnato a proteggere la salute e la vita dei suoi corregionali. Eppure, riflettendoci su, mi viene da pensare che Zaia potrebbe far anche meglio nel suo ruolo regionale se prendesse l’iniziativa di ingaggiare, per la sua attività, un consulente trasteverino. Così facendo, potrebbe infatti imparare qualcosa di più su come funzionano i mercati: tutti i mercati, tanto quelli di quartiere quanto i mercati mondiali. E come ci si comporta su di essi. Perché quei milioni di dosi di vaccino di cui egli ha così astutamente scoperto la disponibilità, grazie a mediatori altrettanto informati quanto il gommista di Trastevere, non sono probabilmente – anzi molto probabilmente – altro che le percentuali di dosi che, periodicamente, le case farmaceutiche annunciano che non consegneranno agli Stati con cui hanno preso impegno, e da cui hanno ricevuto sia anticipi, sia finanziamenti di ricerca a fondo perduto.

E forse si renderebbe conto del fatto che comprarli, quei milioni di dosi, anziché denunciare alla giustizia sia internazionale, sia dei singoli Stati, coloro che si sono fatti mediatori di tali proposte, non significherebbe altro che incoraggiare altri tagli alle consegne dovute.

Significherebbe mettersi nella condizione in cui sarei stato messo io stesso,  se avessi ricomprato il sabato mattina la ruota di scorta rubatami il venerdì sera.  La condizione di dover ricomprare, all’indomani di ogni sera di movida trasteverina, una prima volta i tergicristalli della mia insolita automobile,  un’altra volta gli specchietti retrovisori, e un’altra volta ancora una parte – ma non tutto – del cosiddetto “treno” di ruote. Insomma, tutto ciò che mi poteva essere sottratto senza che il danno fosse tale da far venir meno il mio interesse a rimettere in funzione la mia auto ricomprando il pezzo venuto a mancare.

Con l’aggravante, nel caso del vaccino, che il nostro interesse ad attuare la campagna nazionale di vaccinazione non può in nessun modo venire meno. Ragion per cui tali offerte si configurano cioè come veri e propri tentativi di ricatto.

Zaia sembra considerare tali proposte come “offerte che non si possono rifiutare”, per dirla con don Vito Corleone, il celebre “Padrino”.  Ed invece vanno respinte, denunciate e perseguite. Perché mai può venir meno l’obbligo delle autorità a servire l’interesse nazionale – l’interesse di tutta l’Italia e non dei soli leghisti veneti – e ad opporsi alla tentazione, dimostrata da tutte le case farmaceutiche che oggi così indecentemente profittano di questa tragedia, a non rispettare con puntualità e osservazione della legge internazionale gli impegni che hanno preso con la Repubblica Italiana.

Giuseppe Sacco

Leave a Reply